Pubblicazioni Novelle
e Racconti |
|
Conosco Alessandro Caroli da molti anni, e la sua indole letteraria
non ha mai smesso di stupirmi. Se andiamo a curiosare nella lista di quei grandi autori che hanno prodotto sia romanzi sia racconti, ci verra` naturale dividerli in romanzieri o novellisti a seconda del genere al quale erano piu` abituati. Noteremo allora che le novelle dei romanzieri sono state spesso piu` valide e piu` originali di quelle dei novellisti, e viceversa. Ma cio che conta di piu` e` che il genere in cui un autore si identifica intesse una relazione di scambio con gli altri generi cui egli si dedica, dando luogo a forme di contaminazione che rappresentano una risorsa per la letteratura. La mia idea e` che Alessandro Caroli abbia la penna del romanziere, ed e` questa penna di romanziere che rende tanto peculiari le sue poesie (sono poesie che portano la traccia del romanzo) . Perfino i passaggi di natura non narrativa, ad esempio dialettica o filosofica, sono costruiti nelle opere di Alessandro Caroli come scontri di idee antagoniste, puntualmente antropomorfe, come se a scontrarsi non fossero dei concetti ma dei personaggi in carne ed ossa, e come se lo scontro avvenisse nelle forme e nei canoni di un romanzo a intreccio. Non posso non pensare che sia questo a rendere cosi` interessanti e cosi` originali le sue novelle. Credo che avvenga qualcosa di simile e di opposto in Pirandello. Pirandello e` un novellista per vocazione ma un romanziere per professione. Viene spinto a scrivere romanzi da una sorta di ambizione implicita che e` una cifra della professione (quell`ambizione a cui soltanto Borges fra i novellisti ha sempre resistito) e cosi` scrive romanzi che hanno la loro forza dirompente e la loro freschezza proprio nello spirito della novella, che conferisce al romanzo pirandelliano un ritmo e una densita` non frequenti in quella folta (in verita` troppo folta) generazione di grandi scrittori . Per citare un esempio opposto a quello di Pirandello e non dissimile
invece da quello di Alessandro Caroli, usciremo dall`Italia ma non
dagli scaffali delle librerie euroborghesi, e citeremo il genio creativo
di Thomas Mann. Nessuno avra` da ridire se affibbio a Mann l`etichetta
di romanziere. Quando i romanzieri si danno al racconto, li si riconosce per la scansione della storia. Chi scrive romanzi ha l`abitudine di scandire la storia, mentre chi scrive novelle ha in genere una minore percezione del contrasto fra il tutto e l`insieme. Un esempio illuminante ne e` La morte di Ivan Ilic di Tolstoj. E` chiaro infatti che Dostojevski e Tolstoj, pur avendo scritto novelle, sono romanzieri, mentre Turgenev , pur essendosi felicemente cimentato nel romanzo, e` un novellista. Non si pensi che il mio sia uno sterile cavillo critico. Fred Uhlman, che era un pessimo pittore ma un uomo di grande sensibilita`, ha messo in evidenza per primo la grande differenza che c`e` fra riempire una tela vuota e riempire un blocco di pagine bianche. La differenza e` che chi dipinge deve decidere la dimensione della tela prima ancora di cominciare, mentre chi scrive puo` sempre fare provvista di carta e fermarsi dove meglio crede. Wagner, che divise in misure la partitura del Parsifal prima ancora di scriverla, aveva un`idea del Parsifal piu` simile al progetto di un pittore (le proporzioni, i contorni) che a quello di uno scrittore (i personaggi, le idee). Fra i racconti di Alessandro ce n`e` uno (sulle ali della realta`) diverso da tutti gli altri per l`ispirazione e lo svolgimento, che fa capolino nel poema epico e si puo` definire tutto fuorche` una novella.. Altri racconti, di ambientazione paesana o macchiettistica, ammiccano invece alla novella campestre, e ne sono in certo qual modo un prolungamento metropolitano. In tutta la sua produzione, Alessandro Caroli e` originale ed e` interessante per questo: perche` si bilancia continuativamente fra tre ispirazioni diverse: la dialettica, l`ironia e il lirismo. La dialettica emerge nelle divagazioni sulla giustizia, sulla fede, sul bene e sul male. Anche quando e` aristotelico, Alessandro e` sempre socratico perche` per lui non ha senso che un personaggio affermi qualcosa se non ce n`e` un`altro che finge di contraddirlo. L`ironia e` la vena che io prediligo. La si trova, ad esempio, nel “primo pronome personale”, ma il racconto in cui essa porta a esiti migliori si intitola “la scrittrice e l`astrologa”. Ivi Alessandro satireggia un mondo che conosce, e che purtroppo conosco anch`io: il mondo degli intellettuali da salotto, dei sorrisi alla stampa, della cultura prezzemolo e del citazionismo civettuolo, delle conversazioni amaramente sostenute sul filo dell`altrui limitatezza, con risorse di repertorio, sempre le stesse perche` se no chi ascolta non capisce, in un tripudio di storpiature e – ancora peggio – di inesattezze. Infine c`e` l`indole lirica, quella in funzione della quale si indulge
talvolta al prosimetro. Anche nella poesia (vera o in prosa) Alessandro
non opera nel dettaglio ma a grandi pennellate, non indulge al decorativismo,
non isola i pixel del suo discorso. Fa dell`affresco piu` che dell`oreficeria,
e in questo si vede la sua prorompente natura di romanziere. Consiglio di leggere queste novelle perche` sono tutte diverse fra loro, tutte fuori dal comune, tutte eccezionali ma tutte opera della mano matura, dell`ispirazione riconoscibile di uno scrittore pieno di risorse, che e` un piacere seguire nella sua inesauribile e prolifica inventiva, in questo passo importante del suo itinerario creativo. Francesco Fumarola
|